La funzione “Privacy avanzata” di WhatsApp non c’entra con l’AI: ecco a cosa serve davvero

Negli ultimi mesi si parla sempre più spesso di intelligenza artificiale e molte novità tecnologiche vengono associate automaticamente all’AI. Tuttavia non tutte le innovazioni rientrano in questo ambito.
Un esempio concreto è “Privacy avanzata”, la nuova funzione introdotta da WhatsApp, che non riguarda l’uso di algoritmi intelligenti ma la protezione dei dati personali e la sicurezza delle conversazioni.
Con “Privacy avanzata” l’app di messaggistica più utilizzata al mondo vuole offrire un controllo ancora più preciso sulle informazioni visibili agli altri utenti. È possibile scegliere chi può vedere l’ultimo accesso, l’immagine del profilo e lo stato online, riducendo il rischio di condivisioni indesiderate. Una novità importante riguarda anche la gestione delle chat sensibili, che possono essere nascoste all’interno di uno spazio protetto da codice o impronta digitale. In questo modo solo il proprietario del dispositivo può accedervi, garantendo maggiore riservatezza.
Non si tratta dunque di intelligenza artificiale che analizza testi o immagini, ma di strumenti pratici che puntano a migliorare l’esperienza d’uso e a rafforzare la sicurezza della piattaforma.
In un contesto digitale dove la privacy è sempre più discussa, avere la possibilità di personalizzare queste impostazioni rappresenta un passo avanti fondamentale.
Questa nuova funzione permette di comunicare con maggiore serenità, sapendo di avere il pieno controllo sulla visibilità delle proprie informazioni.
È una scelta che risponde a una necessità reale: proteggere la sfera privata degli utenti senza introdurre complessità o tecnologie difficili da comprendere.
Conclusioni
La “Privacy avanzata” di WhatsApp non è una rivoluzione tecnologica né un esperimento legato all’intelligenza artificiale, ma una soluzione concreta per chi cerca più sicurezza online. Per gli utenti significa maggiore controllo, più protezione e una comunicazione più libera da rischi. Per il settore digitale è invece un promemoria importante: l’innovazione non è sempre sinonimo di AI, a volte la vera svolta consiste nel migliorare le funzioni esistenti per tutelare meglio le persone.